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Negli anni dopo l'atomica, Tadao Tsuge si è guadagnato da vivere facendo pulizie in una banca del sangue di Tokio. Una volta, mentre puliva i bagni, lesse in una parete una scritta che diceva: "Perfino io, che sono stato tenente in marina, mi sono ridotto a vendere il mio sangue". Fu una nuova discesa nell'abisso. E quella riflessione così cruda gli trasmise l'urgenza di raccontare il disagio di chi si trova a vivere in una realtà ai limiti del sostenibile. Una testimonianza amara e poetica sull'asprezza della vita nella Tokio del secondo dopoguerra.